Facciamo subito alcune precisazioni: per cotone biologico si intende cotone da agricoltura biologica cioè cotone coltivato secondo il disciplinare che regola la certificazione biologica; mentre il cotone convenzionale è cotone da agricoltura chimica e spesso è OGM (infatti i maggiori produttori mondiali di cotone sono Cina, Stati Uniti e India che sono anche tra i primi 5 stati che utilizzano colture OGM secondo i dati ISAAA - International Service for the Acquisition of Agri-biotech Applications).

Sebbene gli ettari destinati alla coltivazione del cotone rappresentino solamente il 2,4% dei terreni agricoli mondiali è drammatico il dato che utilizzi il 25% degli insetticidi e l'11% dei pesticidi totali.

Nel 2014 uno studio sul ciclo di vita del cotone biologico (Life Cicle Assessment LCA) confronta i dati relativi alla produzione di cotone biologico con quelli relativi alla produzione di cotone convenzionale. I risultati sottolineano la riduzione dell'impatto ambientale del cotone biologico rispetto a quello chimico, infatti si riduce del 46% le probabilità di contribuire al riscaldamento globale. Nello specifico la coltivzzione del cotone biologico riduce del 91% il consumo di acqua; del 62% i consumi di energia primaria; del 26% l'eutrofizzazione (accumulo di pesticidi nelle acque circostanti); del 70% le emissioni che causano l'acidificazione.

Per comprendere meglio l'impatto ambientale e sociale alla luce dei dati appena citati ricordiamo la tragica storia del lago Aral situato tra il confine tra Uzbekistan e Kazakistan. Questo lago dal 1960 al 2007 ha ridotto le sue acque del 90% a causa del prelievo massiccio di acque per irrigare grosse piantagioni di cotone causando anche gravi problemi di inquinamento dovuti all'uso massiccio di prodotti chimici. Inoltre considerando che la popolazione locale sopravviveva grazie alla pesca questo disastro ha avuto grosse conseguenze anche sociali. Probabilmente si poteva evitare questo scempio con l'impianto di piantagioni di cotone biologico.

La produzione di cotone biologico rappresenta l'1% della produzione mondiale e fatica a decollare rispetto alla produzione di prodotti alimentari da agricoltura biologica. Sicuramente il fatto che il cotone non venga ingerito risulta agli occhi di molti meno interessante e passa in secondo piano rispetto a prodotti ad uso alimentare. Ma a livello ambientale, come abbiamo appena visto, non è così ed utilizzare capi realizzati in cotone Biologico è importante eccome. Sembra quindi che lo scoglio principale da superare sia un certo egoismo diffuso anche se paradossalmente ci si dimentica che anche noi facciamo parte del sistema ambientale e che tutti i danni che causiamo al pianeta si rivoltano contro di noi.

Analizzando anche i dati della lavorazione e del confezionamento dei capi finiti si apre un capitolo altrettanto preoccupante con il risultato finale che nelle varie fasi industriali l'impiego di sostanze chimiche può tranquillamente arrivare ad 1kg per ogni 1kg di manufatti tessili realizzati. Questo ha un grande impatto ambientale in termini di inquinamento e sociale perchè espone i lavoratori del comparto tessile ad esposizioni continue con prodotti chimici. Per questo motivo è preferibile optare per capi in cotone biologico che certifichino l'origine della materia prima e che riportino anche certificazioni riguardanti la lavorazione del capo. Tutti questi processi sono certificati da vari marchi nazionali ed internazionali: Icea, Gots, Ivn, Oeko text, Fair Trade,…

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